2cv - Citroen
automobile francese innovativa ed economica (1948)
La 2CV Citroen (due cavalli, dalla valutazione dei cavalli fiscali in Francia) è un'auto di tipo utilitaria prodotta dalla casa automobilistica francese dal 1948 al 1990.
Modello, molto popolare di cui sono stati venduti 3.868.643 esemplari.
Le prime idee di costruire una vettura utilitaria di basso costo e grande diffusione vengono in mente ad André Citroën durante i primi anni trenta, ma sono accantonate a favore del progetto della più costosa Citroën Traction Avant.
A seguito della grave crisi finanziaria dell'azienda del 1934, André Citroën viene estromesso dalla Michelin, uno dei principali creditori di Citroën. Già gravemente malato, muore nel 1935.
Pierre-Jules Boulanger a capo della Citroën, riprende l'idea della vettura economica, di grande diffusione, sia per sviluppare la motorizzazione francese, sia per risollevare la situazione economica della Casa francese.
Boulanger incarica il direttore dell'ufficio Maurice Brogly richiedendo di studiare una vettura per due persone (due contadini in zoccoli) e 50 kg di patate, o un barilotto di vino, a una velocità massima di 60 km/h, con un consumo di 3 litri per 100 km.
Inoltre che sia munita di sospensioni in grado di trasportare un paniere di uova senza romperle, attraversando un campo arato garantendo anche un confort indiscutibile.
Boulanger chiede anche che la nuova vettura abbia costi bassi di gestione, che la manutenzione sia facile e possa essere eseguita anche dai clienti meno esperti, sulla meccanica di facile accesso. L'ultima specifica, la più curiosa, che il guidatore possa salire sull'auto tenento il cappello in testa.
Nasce così il progetto T.P.V. (Très Petite Voiture = vettura piccolissima).
Il primo modello in legno a grandezza naturale è realizzato nel 1936, mentre il primo prototipo funzionante (dei 49 totali) viene costruito l'anno dopo. I primi test sono eseguiti con il prototipo equipaggiato con un motore 500 cm³, estratto una motocicletta BMW ma queto non regge lo sforzo e il progetto viene ricominciato da capo.
Al fine di mantenere segreto il progetto, la famiglia Michelin acquista una tenuta circondata da una cinta muraria alta tre metri a La Ferté-Vidame. Viene costruita una pista per collaudi accessibile solo ai più stretti collaboratori.
Tutto questo riserbo era dovuto al fatto che in quel periodo era in corso il progetto di un'alta vettura popolare, il Maggiolino.
Alla fine del 1938, Boulanger pensava di poter commercializzare la nuova vettura entro pochi mesi ma si dovranno risolvere alcuni problemi come la scarsa accessibilità al motore, le sospensioni troppo morbide e la scarsa tenuta del parabrezza in plexiglas.
L'inizio della seconda guerra mondiale e la successiva occupazione costringono Boulanger a bloccare il progetto. In questo periodo vengono distrutti quasi tutti i 250 esemplari di pre-serie per non farli cadere in mano ai nazisti.
Durante l'occupazione nazista Flaminio Bertoni, deluso per non essere stato coinvolto nel progetto T.P.V., decide di modellare in plastilina la sagoma della vettura e di presentarla a Boulanger. Il modello realizzato da Bertoni è migliore dei modelli precedenti e dopo alcune resistenze convince Boulanger dell'effettivo valore stilistico del modello e induce la Citroën a utilizzare le linee proposte da Bertoni per la vettura definitiva, coinvolgendo finalmente il designer italiano nel progetto, in modo da modernizzare il prototipo del 1939, le cui linee erano ormai superate.
Nel 1944, alla liberazione di Parigi il progetto viene ripreso ufficialmente. Sono effettuati nuovi test e si affida a Walter Becchia, un'altro italiano, il compito di progettare un nuovo motore, un nuovo bicilindrico, da 375 cm³, raffreddato ad aria. Sottoposto a un test di durata di 500 ore, il motore supera la prova. Becchia, inoltre, progetta un nuovo cambio a 4 marce, accettato da Boulanger dopo aver superato qualche timore di eccessiva complicazione per il conducente.
Dopo la guerra, sono messe a punto le sospensioni, adottando la geometria definitiva che costituisce una delle migliori doti della vettura.
Prende forma anche la carrozzeria definitiva, sia dal punto di vista puramente estetico, sia da quello connesso con le esigenze tecniche della vettura.
Per limitare i costi si sceglie di utilizzare lamiere in acciaio, ma a causa dell'aumento di peso, durantr la progettazione vengono aumentate leggermente la cilindrata e la potenza.
Durante la prima metà del 1948, la linea viene fissata definitivamente, mentre si apportano gli ultimi ritocchi all'equipaggiamento (aggiunti i freni idraulici a tamburo sulle quattro ruote, i vetri in cristallo e l'impianto di riscaldamento).
Il debutto della vettura definitiva avvenne al Salone di Parigi il 6 ottobre del 1948.
La 2CV berlina, commercializzata nel 1949 col nome di 2CV A incontra un successo strepitoso; il suo utilizzo come veicolo commerciale e la sua destrezza nel muoversi nei centri affollati delle città fanno pensare ad una vera e propria versione utilitaria con un sufficiente vano di carico.
In occasione del Salone dell'Automobile di Parigi del 1950, Citroen presenta la versione utilitaria della 2CV, si trattava di una piccola furgonetta pressochè identica a quella che diventa la versione definitiva commercializzata dopo sei mesi, nel marzo 1951.
La meccanica è quella della berlina 2CV A, con il piccolo bicilindrico di 375 cm3 erogante la potenza di 9CV che doveva tirare una scocca già più pesante a vuoto rispetto la berlina, più un eventuale carico di 250 Kg, questa infatti era la sua portata. Il furgoncino assolveva al suo duro compito non senza fatica, al limite delle proprie forze. Sulla carta le cose non andavano poi così male, la sua velocità di punta era di 60 Km/h ma in salita la terza marcia non reggeva, poi la seconda, poi ci si ritrovava in prima, inerpicando a 15 Km/h la salita, immersi in un forte rombo.
La prima 2CV furgonetta AU vide, come la berlina, i suoi tempi di consegna aumentare sempre di più, la domanda era forte. La 2CV furgonetta porta termine una bella carriera, AU, AZU e poi AK si susseguono fino al 1979, anno in cui lasciano il posto all'Acadiane, versione furgonata della più recente Dyane.