Giovanni Sacchi

modellista (1913-2005)

Giovanni Sacchi è nato a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, nel 1913. A dodici anni è avviato dal padre a lavorare con lui alla Marelli dove resta per una sola settimana. "Scappa a Milano" dove inizia l'apprendistato come modellista da fonderia presso la bottega Ceresa & Boretti.

In cinquan'anni di attività ha costruito oltre venticinquemila modelli in legno di oggetti che fanno la storia del design e ottomila plastici architettonici.

Grazie all'incontro con Marcello Nizzoli, nel dopoguerra, è stato introdotto nel mondo del disegno industriale.
La sua “bottega” milanese, è stata crocevia di esperienze, incontri, sperimentazioni che hanno contribuito al successo del Made in Italy.

Nel suo laboratorio sono passati i personaggi più illustri che hanno fatto la storia del design italiano: Nizzoli, Giò Ponti, Munari, Colombo, Zanuso, Sapper, i Castiglioni, Anna Castelli Ferrieri, Belgioioso, Gardella, Bellini, Rossi, Piano, Botta ecc.
Ha lavorato per moltissime aziende tra cui: Olivetti, Fiat-Lancia, IBM, Philips, Brionvega, Rex, Alessi, Nava.

I suoi modelli rappresentano un elemento importante per chi vuole capire fino in fondo la nascita e le particolarità del design italiano. Molti degli oggetti che ne hanno scandito il successo sono passati, in fase di modello, tra le sue mani: televisori, radio, telefoni, macchine da scrivere, frigoriferi, orologi, macchine per cucire, lampade, posate, pentole, automobili, aspirapolveri, penne, interruttori, maniglie, caffettiere, sedie, sgabelli, calcolatrici, computer.

Tra gli oggetti di cui Giovanni Sacchi ha realizzato il modello, alcuni, premiati con il Compasso d’Oro: la macchina da scrivere Lettera 22 del 1950, la macchina da cucire Mirella del 1957, il telefono Grillo del 1965, la radio TS502 del 1964, il televisore Doney del 1962 e l’Algol del 1967, il pullman Meteor del 1970, la lampada Tizio del 1972, la serie di calcolatrici elettroniche Logos e Divisumma dei primi anni settanta, il pennarello Tratto pen del 1976, il dondolo Astolfo del 1979, la caffettiera 9090 e la Carmencita del 1979, le posate Dry del 1982, la sedia 4870 del 1985, la lampada Tizio di Sapper per Artemide e le posate Dry di Achille Castiglioni per Alessi.

Nel 1998, quando l'ADI gli ha assegnato il Compasso d'Oro alla carriera, Giovanni Sacchi è stato costretto a chiudere per mancanza di manodopera. Non è riuscito così a realizzare il desiderio di trasformare il suo straordinario laboratorio in una scuola, che sarebbe stata attualissima anche oggi, nel mondo della simulazione tridimensionale e delle tecnologie informatiche avanzate.

Nel 2000, la Triennale di Milano dedica a Giovanni Sacchi una grande mostra antologica. In ooccasione dei Salone 2005, Cosmit e La Triennale di Milano rendono un doveroso omaggio a uno dei principali protagonisti del mondo del design, a chi ha saputo verificare la fattibilità delle idee di cinquant’anni di storia del design italiano.

Ettore Sottsass ha riassunto così il lavoro di Giovanni Sacchi: "Fuori da ogni lode generica,la sua grande capacità va oltre il "fare" i modelli: è il capire gli oggetti che poi, lui, con i modelli racconta... Con Sacchi si va oltre il volume: lui fa sentire cosa succede veramente, tattilmente: produce una sensazione evoluta, tanto che un suo modello può soddisfare completamente il designer. Con un modello così, in verità, non si ha quasi più voglia di fare la l'oggetto".